“Il grande investimento fatto dal Comune sul complesso Ex Licei ci ha ripagato in una maniera che è andata oggettivamente oltre ogni più rosea aspettativa”.
A parlare è il sindaco Davide Malvisi, nel corso del sopralluogo agli scavi che si stanno conducendo all’interno del grande cantiere di rigenerazione urbana nato per chiudere definitivamente quella che a tutti gli effetti era una ferita aperta nel cuore di Fidenza. Palazzo ex Licei e l’annessa piazza Svelata sono stati infatti al centro di una progettualità che, con risorse comunali e successivamente risorse PNRR, è stata volta a recuperare un palazzo storico di Fidenza da una parte e dall’altra a dare una continuità architettonica e funzionale allo spazio attiguo che collega le piazze Verdi e Pontida.
“Sapevamo che nel realizzare questo progetto – ha aggiunto l’assessore alla Cultura Maria Pia Bariggi – avremmo potuto trovare tracce del convento medievale che esisteva in questa area della città, ma mai ci saremmo aspettati di rinvenire una struttura ottimamente conservata e addirittura tracce consistenti risalenti alla fondazione di epoca romana. Si tratta di una finestra aperta direttamente sul nostro passato più remoto e grazie alla quale ci aspettiamo di poter raccontare con sempre maggiore precisione le origini della nostra comunità”.
Lo scavo è stato condotto dagli archeologi della ditta Abacus srl e ha consentito di indagare il complesso contesto archeologico emerso nel corso dei saggi di verifica preventiva preliminari al progetto PNRR di riqualificazione urbana dell’area.
“Durante i saggi preliminari è emerso un contesto archeologico perfettamente conservato – ha spiegato la dottoressa Francesca Michelotti della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Parma e Piacenza – che si è deciso di indagare utilizzando fondi ministeriali per acquisire gli elementi necessari a determinare le misure di tutela archeologica da attuare all’interno del più ampio progetto di riqualificazione urbana in capo all’amministrazione locale. I dati acquisiti attraverso tecniche avanzate di rilievo e analisi specialistiche forniscono inoltre l’opportunità di raccordare i risultati delle indagini attuali con quelli degli scavi effettuati nei decenni scorsi e consentiranno, nei prossimi mesi, la ricostruzione della topografia antica del centro storico di Fidenza e delle sue trasformazioni nel corso di un arco cronologico che dall’epoca romana arriva ai giorni odierni”.
“Se il primo intervento finanziato con fondi comunali – riportano Cristina Anghinetti e Giuseppa Incammisa di Abacus – ha permesso di mettere in luce uno dei chiostri del Convento di San Giovanni, grazie all’approfondimento finanziato dalla Soprintendenza con fondi ministeriali, è stato possibile indagare le fasi di vita precedenti. Sotto il piano utilizzato fino al XIX secolo, abbiamo quindi indagato, una successione cronologica di più di 2000 anni che giunge fino al piano in laterizi del chiostro conventuale. Se la fase iniziale, romana repubblicana, è stata raggiunta solo grazie a un piccolo e puntuale saggio, è stata possibile un’indagine più estesa della successiva fase imperiale/tardo antica, caratterizzata da una serie di ambienti separati da murature costruite in più fasi e con materiale recuperato da strutture più antiche. Abbiamo quindi messo in luce l’impianto del chiostro conventuale, con tutti i suoi rifacimenti, che, secondo consuetudine per quei secoli, vedono proprio nel deambulacro l’utilizzo sepolcrale, in assenza dei cimiteri così come li intendiamo oggi. Le ben 27 sepolture indagate, testimoniano, grazie alla loro sovrapposizione, un uso sepolcrale che ci racconta uno stretto rapporto tra cimitero e convento”.
L’aspetto virtuoso della vicenda è dato dal fatto che il Comune e la Soprintendenza hanno lavorato fianco a fianco per consentire di effettuare tutti i rilievi necessari restando nelle tempistiche dettate dal PNRR che prevede la conclusione dei cantieri entro marzo 2026.
“Voglio ringraziare – ha concluso il Sindaco – gli uffici tecnici comunali e i progettisti dell’intervento per la capacità di adattare in corsa il progetto alle esigenze che man mano sono emerse. Allo stesso modo ringrazio la Soprintendenza e gli archeologi del gruppo di Abacus che con ogni condizione meteo non si sono mai tirati indietro, riuscendo a riportare alla luce le tracce di un passato remoto al quale siamo tutti legati profondamente”.