Gli esperti lo chiamano GAP: è il Gioco d’Azzardo Patologico e cioè quell’insana passione per le carte o le scommesse che sta alla base di tanti patrimoni andati in fumo, al tavolo verde o alle corse dei cavalli. Ma le recenti statistiche dicono che ad avere la “malattia” del gioco non sono solo nobili decaduti o borghesi benestanti, ma anche pensionati con la “minima” e tanti, tantissimi, giovani, che però al poker o alla roulette preferiscono le slot-machines e i “gratta e vinci”.
Sempre più spesso la “malattia” del gioco colpisce chi ha scarse risorse economiche dal momento che nella vincita si intravede una possibilità di riscatto dalla propria condizione disagiata. La prospettiva di potersene stare in vacanza tutta la vita affascina proprio chi un lavoro non l’ha più – disoccupati e pensionati – o chi sa già che non riuscirà ad averlo – i giovani e giovanissimi – che alle “macchinette” o per i “grattini” si giocano i pochi spiccioli messi da parte o si “mangiano” la casa di famiglia.
Per fornire un aiuto concreto a chi voglia guarire dalla “malattia” del gioco, ai loro familiari o a chi, semplicemente, conoscendone uno, sente il dovere morale di capire di più, l’onlus fidentina Associazione Gruppo Amici – Casa di Lodesana, in collaborazione con il Comune di Fidenza, la Diocesi di Fidenza, l’Ufficio di Piano del Distretto di Fidenza, l’Azienda unità sanitaria locale di Parma, ha lanciato una campagna di sensibilizzazione sui rischi del GAP
Marco Begarani, direttore della Casa di Lodesana: “L’Associazione “Gruppo Amici” ha attivato, a partire dal 2013, uno sportello di ascolto e accompagnamento dedicato a famiglie e a persone con problematiche relative al gioco di azzardo. Si sottolinea che tale progetto è sostenuto attraverso i Piani di Zona Distrettuali. Lo sportello si caratterizza come uno spazio di prima consulenza, sostegno e confronto gratuito, offerto ai familiari e alle persone con problematiche di gioco d’azzardo patologico. Si caratterizza come un intervento a bassa soglia di accesso, al fine di facilitare l’accoglienza delle persone che effettuano una richiesta di sostegno nella tutela dell’anonimato e della privacy personale. L’attività di sportello per problematiche relative al gioco d’azzardo si inserisce nel panorama delle attività di prevenzione attuate dall’Onlus. “Gruppo Amici”, svolte in stretto contatto con le altre aree di intervento dell’Associazione (Struttura Comunità Terapeutica “Casa di Lodesana”, strutture esterne), in una comune cornice di coordinamento e riferimento operativo. Lo sportello di ascolto e accompagnamento si connette ad una serie di interventi svolti in diverse realtà del territorio di Fidenza (Istituti Scolastici primari e secondari, Centro per le Famiglie, Enti del territorio, ecc.): il coinvolgimento di una pluralità di contesti rende possibile una maggiore visibilità dell’intervento. Inoltre si sottolinea che, svolgendo un’attività di prevenzione all’interno delle scuole, si rende possibile amplificare una riflessione attorno al tema del gioco d’azzardo intercettando le fasce di popolazione in età adolescenziale.
Il tutto avviene in sinergia con una rete di soggetti della realtà locale con i quali l’Associazione “Gruppo Amici” collabora strettamente da tempo. In primis il Servizio Sanitario Regionale (SerT AUSL di Fidenza), il Distretto di Fidenza, il Comune di Fidenza, gli Istituti scolastici del territorio, la Diocesi e la Caritas di Fidenza, le realtà del Privato Sociale e il C.S.V.”.
Alessia Frangipane, Assessore al Welfare del Comune di Fidenza: “Il gioco d’azzardo patologico è un fenomeno che interessa anche il nostro territorio. Si tratta di una dipendenza che ancora oggi spesso si fatica a riconoscere e a trattare nel modo adeguato e che colpisce tutte le fasce d’età e di reddito. L’amministrazione comunale è sensibile a questo fenomeno: ha scelto di aderire al Manifesto dei sindaci contro il gioco d’azzardo e promuove realtà come Casa di Lodesana, azioni mirate alla prevenzione della dipendenza, forme di sostegno alle vittime del gioco d’azzardo e ai loro familiari”.
Don Stefano Bianchi, incaricato della Pastorale giovanile della Diocesi di Fidenza: “La Diocesi di Fidenza è da tempo sensibile a questi temi, anzi ritiene necessario, tramite l’Ufficio di Pastorale giovanile approfondire il proprio coinvolgimento anche in connessione con il disagio che cogliamo diffondersi anche fra i nostri giovani…”.
Maristella Miglioli, direttore dell’Unità operativa complessa Salute mentale adulti e Dipendenze patologiche di Fidenza: “Il SerT di Fidenza già da alcuni anni si occupa di trattamento del gioco d’Azzardo patologico attraverso un percorso terapeutico di accompagnamento del giocatore e della sua famiglia in modo individuale e gruppale.
Il giocatore è aiutato a riconoscere e modificare i pensieri disfunzionali legati al gioco, a lavorare sulla gestione economica e a confrontarsi con altri pazienti in un’attività di automutuoaiuto. I pazienti attualmente in carico presso il SerT sono 15, prevalentemente maschi di età compresa fra i 30 e i 50 anni anche se negli ultimi anni sono stati trattati per il gioco una cinquantina di persone anche in comorbidità con alcol. La dipendenza patologica si è sviluppata soprattutto nei confronti delle slot machines che, per le loro caratteristiche di appetitività, velocità e diffusione, hanno causato negli ultimi 5 anni una vera e propria emergenza sanitaria oltre che economica e relazionale. Il trattamento nei luoghi di cura non può prescindere dalla collaborazione con le associazioni sul territorio nella presa in carico, ascolto e sostegno al disagio sociale e familiare”.
Descrizione della campagna di sensibilizzazione.
Si è scelto di utilizzare l’immagine della locandina de’ “Il cacciatore” di Michael Cimino – che ritrae il protagonista Robert De Niro alle prese con la tortura della roulette russa – perché la situazione di chi è invischiato in una dipendenza patologica da gioco d’azzardo ricorda molto quella di chi ha un revolver puntato alla tempia. Non si riesce a smettere di giocare ma continuare a farlo significa giocarsi la propria vita e spesso quella dei propri famigliari… Nel film, poi, c’è una storia nella storia che ci è apparsa esemplare della condizione di vita del giocatore patologico. Insieme al protagonista Mike – Roberto De Niro – i Vietcong sottopongono alla tortura della roulette russa un altro soldato americano, Nick, interpretato da Christopher Walken che per questo ruolo riceverà l’Oscar. Scampati alla prigionia mentre Mike ritornerà negli States da eroe, Nick, shoccato dall’esperienza rimarrà a Saigon dove riprenderà, questa volta volontariamente, a “giocare” alla roulette russa fino a trovare la morte.